Al centro di questo lavoro sulla città c’è la qualità generale dell’habitat urbano inteso in senso ampio e inclusivo a comprendere proprietà ambientali, ecologiche, estetiche, morfologiche, spaziali, funzionali, prestazionali, nella convinzione che il benessere dei cittadini dipenda in buona parte dal contesto nel quale essi vivono. Un secondo aspetto, non meno importante, sul quale riflettere riguarda il diritto, incondizionato e per tutti, all’accesso ai benefici che le qualità sopra richiamate sono in grado di portare alla persona, ponendosi come valori effettivi e capitalizzabili, capaci di incidere positivamente a livello collettivo e individuale. Sono il primo a pensare che non esista una specificità del tema che possa portare soluzioni mirate differenti da quanto un buon progetto dovrebbe fare comunque, rispondendo implicitamente alle questioni sopra richiamate. Esiste però un’urgenza: oggi è necessario farsi carico di portare in primo piano questi aspetti, farli emergere, renderli palesi, in qualche misura sovrarappresentarli. Perché è importante oltre l’oggettività dei fatti che la città sia in grado di esplicitare, anche sul piano della comunicazione, la propria adeguatezza. Naturalmente il nostro compito è affrontare queste tematiche evitando di cadere nella trappola della banalità di risposte settoriali e specifiche improntate a un funzionalismo a ribasso, mettendo al centro quanto possiamo garantire come architetti ovvero la bellezza (relativa, non certo assoluta) dei luoghi di vita. Se il carattere della città contemporanea è la discontinuità, costruire un’ecologia dello spazio significa adoperarsi per definire una praticabilità – effettiva e interpretabile e inclusiva – dell’habitat mettendo al centro la vivibilità. Una praticabilità che si riconquista prioritariamente attraverso la rielaborazione del suolo e della scena urbana alla scala generale, interpretata non già come omologazione ma come esplicitazione e interpretazione creativa di differenze e peculiarità, ovvero come narrazione. Un buon punto di partenza, non solo per l’individuazione dei sistemi strutturanti ma anche per la valenza metodologica, sono gli Ambiti di programmazione strategica del PRG, disegnati a partire dai grandi segni di permanenza della natura e della storia con attitudine inclusiva, come ecologie possibili per una Roma futura. In questi ultimi anni, in maniera diversa, più nella loro singolarità che per l’effetto moltiplicatore del sistema, se ne riparla e si va creando una consapevolezza collettiva diffusa e condivisa circa la loro rilevanza, ben diversa da quella che c’era alla fine degli anni Novanta. Si pensi alle varie iniziative promosse sul Tevere, sul Parco dell’Appia, sulle Mura. A queste vanno aggiunte anche le ricerche svolte all’interno dell’accademia, che hanno portato un contributo rilevante in termini di avanzamento delle conoscenze e di esplorazioni progettuali. I tempi sono maturi per riprendere in mano criticamente quel disegno strategico considerandolo come un punto di partenza e non un traguardo.

Aggiornamenti per una Roma possibile / Toppetti, Fabrizio. - (2020), pp. 73-81.

Aggiornamenti per una Roma possibile

Fabrizio Toppetti
2020

Abstract

Al centro di questo lavoro sulla città c’è la qualità generale dell’habitat urbano inteso in senso ampio e inclusivo a comprendere proprietà ambientali, ecologiche, estetiche, morfologiche, spaziali, funzionali, prestazionali, nella convinzione che il benessere dei cittadini dipenda in buona parte dal contesto nel quale essi vivono. Un secondo aspetto, non meno importante, sul quale riflettere riguarda il diritto, incondizionato e per tutti, all’accesso ai benefici che le qualità sopra richiamate sono in grado di portare alla persona, ponendosi come valori effettivi e capitalizzabili, capaci di incidere positivamente a livello collettivo e individuale. Sono il primo a pensare che non esista una specificità del tema che possa portare soluzioni mirate differenti da quanto un buon progetto dovrebbe fare comunque, rispondendo implicitamente alle questioni sopra richiamate. Esiste però un’urgenza: oggi è necessario farsi carico di portare in primo piano questi aspetti, farli emergere, renderli palesi, in qualche misura sovrarappresentarli. Perché è importante oltre l’oggettività dei fatti che la città sia in grado di esplicitare, anche sul piano della comunicazione, la propria adeguatezza. Naturalmente il nostro compito è affrontare queste tematiche evitando di cadere nella trappola della banalità di risposte settoriali e specifiche improntate a un funzionalismo a ribasso, mettendo al centro quanto possiamo garantire come architetti ovvero la bellezza (relativa, non certo assoluta) dei luoghi di vita. Se il carattere della città contemporanea è la discontinuità, costruire un’ecologia dello spazio significa adoperarsi per definire una praticabilità – effettiva e interpretabile e inclusiva – dell’habitat mettendo al centro la vivibilità. Una praticabilità che si riconquista prioritariamente attraverso la rielaborazione del suolo e della scena urbana alla scala generale, interpretata non già come omologazione ma come esplicitazione e interpretazione creativa di differenze e peculiarità, ovvero come narrazione. Un buon punto di partenza, non solo per l’individuazione dei sistemi strutturanti ma anche per la valenza metodologica, sono gli Ambiti di programmazione strategica del PRG, disegnati a partire dai grandi segni di permanenza della natura e della storia con attitudine inclusiva, come ecologie possibili per una Roma futura. In questi ultimi anni, in maniera diversa, più nella loro singolarità che per l’effetto moltiplicatore del sistema, se ne riparla e si va creando una consapevolezza collettiva diffusa e condivisa circa la loro rilevanza, ben diversa da quella che c’era alla fine degli anni Novanta. Si pensi alle varie iniziative promosse sul Tevere, sul Parco dell’Appia, sulle Mura. A queste vanno aggiunte anche le ricerche svolte all’interno dell’accademia, che hanno portato un contributo rilevante in termini di avanzamento delle conoscenze e di esplorazioni progettuali. I tempi sono maturi per riprendere in mano criticamente quel disegno strategico considerandolo come un punto di partenza e non un traguardo.
2020
#Curacittà Roma. La Sapienza della cura urbana
9788822905505
città; progetto; riqualificazione urbana
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Aggiornamenti per una Roma possibile / Toppetti, Fabrizio. - (2020), pp. 73-81.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1479002
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